Il chiostro e la Cappella di S. Barbara
Dalla navata sinistra della chiesa si accede allo splendido chiostro duecentesco. La sua originale armonia fu riportata alla luce agli inizi del XX secolo grazie ai restauri di Antonio Muñoz, e dal 2000 è ancora oggetto di restauri e indagini archeologiche, sponsorizzati da privati, volti a rimediare ai danni del tempo per riportare il monumento alla sua antica bellezza.
Il chiostro è a pianta quadrangolare ed è formato da quattro corridori (in origine a un solo piano e coperti da un tetto di legno). È scandito da una serie di arcatelle sorrette da capitelli binati a foglie piatte su colonnine di marmo che poggiano su basi doppie rivestite di foglie. Agli angoli si trovano pilastri decorati da paraste scanalate.
I sottarchi sono decorati a triangoli bianchi e neri e a gocce verdi e rosse; questa decorazione risale ai restauri del 1912-16 ma eseguiti sulla base di frammenti originali. Sui lati interni del chiostro corre una cornice formata da filari di mattoni aggettanti alternati a denti di sega e a un filare di mensole di marmo intervallate da riquadri in mosaico cosmatesco.
Il monumento presenta chiari rapporti con altri chiostri romani e laziali della prima metà del XIII secolo ma il legame più stretto è senza dubbio con quello dell’abbazia madre di Sassovivo. Proprio per le analogie stiliste e architettoniche tra i due chiostri è stata avanzata l’ipotesi che anche questo dei Ss. Quattro Coronati sia opera del marmoraro romano Petrus de Maria, artefice del chiostro dell’abbazia di Sassovivo, edificato intorno al 1229.
Al centro del giardino il Muñoz pose una fontana di marmo formata alla base da una vasca quadrata con al centro un rocchio di colonna che sorregge un singolare elemento medievale costituito da due bacini circolari sovrapposti, di cui quello inferiore decorato con protomi leonine e forse di animali marini. Le vasche circolari sono scolpite in un unico blocco di marmo del Proconneso che il Muñoz prese da un’altra fontana che si trovava nel giardino della clausura, ma che in origine forse decorava uno dei cortili della basilica di papa Pasquale II.
Lungo le pareti dei corridoi del chiostro è possibile osservare l’antiquarium realizzato dal Muñoz che vi sistemò numerosi reperti archeologici (tra cui epigrafi e sculture antiche, altomedievali e medievali) rinvenuti durante i lavori nel monastero.
Dal corridoio est si accede alla piccola Cappella di S. Barbara. In origine la cappella faceva parte della grande chiesa di IX secolo e una grande porta rettangolare, ancora visibile sul lato nord, costituiva l’originario ingresso dalla basilica leonina. Sulla volta a crociera sono conservati frammenti di affreschi di XIII secolo che raffigurano scene della santa; in una delle tre absidiole che si aprivano sulle pareti è affrescata la figura della Madonna con il Bambino.
Curiosità
Grazie a indagini archeologiche recenti che hanno interessato il chiostro e gli ambienti limitrofi sono stati scoperti i resti di un grande battistero di V secolo d.C. pertinente alla basilica paleocristiana (i resti non sono visibili ma alcuni pannelli nel chiostro ne mostrano le immagini). Il battistero era a pianta circolare di 12 m di diametro; il fonte battesimale aveva 6 m di diametro ed era rivestito di lastre di marmo bianco e cipollino. Il battistero dei Ss. Quattro Coronati a Roma è secondo, per dimensioni, solo al Battistero di S. Giovanni in Laterano.